Razza e storia. Razza e cultura (Einaudi) by Claude Lévi-Strauss

Razza e storia. Razza e cultura (Einaudi) by Claude Lévi-Strauss

autore:Claude Lévi-Strauss [Lévi-Strauss, Claude]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858401279
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Il problema dei rapporti fra razza e cultura sarebbe dunque mal posto se ci si accontentasse di porlo cosí. Sappiamo cos’è una cultura, ma non sappiamo cos’è una razza, e forse non è indispensabile saperlo per tentare di rispondere alla domanda sottintesa dal titolo di questa conferenza. In realtà, sarebbe vantaggioso formulare la domanda in modo forse piú complicato, tuttavia piú ingenuo. Esistono differenze tra le culture, ed alcune culture, che differiscono da altre piú di quanto non sembrino – almeno ad un occhio straniero e sprovveduto – differire fra loro, sono proprie di popolazioni che, per il loro aspetto fisico, differiscono da altre popolazioni. Da parte loro, queste ritengono che le differenze tra le loro culture rispettive siano meno grandi di quelle che separano queste dalle culture delle prime popolazioni. È concepibile un legame tra queste differenze fisiche e queste differenze culturali? È possibile spiegare e giustificare quelle senza fare appello a queste? In sostanza, è questa la domanda a cui mi si chiede di cercare di rispondere. Ora, questo è impossibile per le ragioni che ho già esposte, di cui la principale sta nel fatto che i genetisti si dichiarano incapaci di legare in modo plausibile condotte assai complesse, come quelle che possono conferire a una cultura i suoi caratteri distintivi, a fattori ereditari determinati e localizzati, tali che l’analisi scientifica li possa cogliere oggi o in un avvenire prevedibile. È dunque opportuno restringere ancora la domanda, e la formulerò cosí: l’etnologia si sente capace, coi suoi soli mezzi, di spiegare la diversità delle culture? Ci può riuscire senza ricorrere a fattori estranei alla sua propria razionalità, e senza pregiudizio della loro natura ultima, che non si ha diritto di definire biologica? In effetti, tutto quanto sapremmo dire sul problema dei rapporti eventuali tra la cultura e questa «altra cosa» ad essa eterogenea, sarebbe – se ci è lecito ricalcare una formulazione celebre – che è questa una ipotesi di cui non abbiamo bisogno.

Ma potrebbe darsi che anche cosí, semplificando all’eccesso, noi ci spianiamo illecitamente la strada. Presa soltanto per quella che è, la diversità delle culture non porrebbe alcun problema al di fuori del fatto obiettivo della sua esistenza. Nulla vieta infatti che culture diverse coesistano, e che prevalgano fra loro rapporti relativamente pacifici, fondati, a detta dell’esperienza storica, su basi assai varie. A volte, una cultura si afferma come la sola vera e degna di essere seguita; ignora le altre, anzi le nega in quanto culture. La maggior parte dei popoli che noi chiamiamo primitivi designano se stessi con un nome che significa «i veri», «i buoni», «gli eccellenti», o addirittura semplicemente «gli uomini»; e riservano agli altri definizioni che negano loro la qualità umana, come «scimmie di terra» o «uova di pidocchio». Certo, tra una cultura e l’altra poteva dominare l’ostilità, e talora anche la guerra, ma si trattava soprattutto di vendicare torti, di catturare vittime per i sacrifici, di rubare donne o beni: usanze che la nostra civiltà condanna, ma che non giungono mai,



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